Retinopatia Diabetica

Retinopatia Diabetica

La retinopatia diabetica è una malattia complessa e molto diffusa. Il diabete è ad oggi la malattia con più ampia progressione. E nei prossimi anni il suo incremento continuerà in tutto il mondo diventando una necessità di cura primaria per OMS organizzazione mondiale di sanità. La malattia è dovuta ad un danno della microcircolazione della retina dovuta alla iperglicemia.
È una delle prime cause al mondo di perdita di vista. Dopo 20 anni il 60% dei diabetici tipo 2 ed il 100% di tipo 1, manifesta alcune forme di retinopatia, le donne sono più frequentemente colpite.

Il danno della microcircolazione è un’alterazione progressiva delle piccole arterie e dei capillari retinici con formazione di microaneurismi ed essudazione nella retinica. Tale quadro si evidenzia in una visita del “fondo oculare” e si approfondisce con la fluorangiografia e l’oct retinico per evidenziare l’ampiezza e il grado di danno. Un danno prolungato porta complicanze. Prima tra tutte edema retinico diabetico. Di vario grado e dovuto all’accumulo di liquido trasudatizio vascolare. È segno di un progressivo danno metabolico cellulare.

La fotocoagulazione laser argon, introdotta negli anni ’80, è stata considerata il trattamento standard per l’edema maculare diabetico EMD per quasi 3 decenni, l’unica terapia validata sia in corso di EMD, sia solo parzialmente in corso di retinopatia diabetica proliferante, quadro severo e di danno anatomico  complesso con formazione di bande di fibrosi che contraggono la retina fino a distaccarla (distacco retinico trazionale).

L’argon laser precoce nelle forme di RD con leakage alla fluoroangiografia determina una riduzione relativa del calo visivo, statisticamente significativo, in particolar modo nei pazienti non insulino-dipendenti sia che venga utilizzato nella modalità “focale” o lo schema a “griglia”. La migliorata prognosi con la laserterapia nella forma proliferante a 5 anni ha ridotto a 5% il rischio di cecità legale e a 1% il rischio di cecità assoluta. Prima della fotocoagulazione il rischio di cecità legale era del 50%. La fotocoagulazione laser si è dimostrata efficace e sicura nel trattamento dell’edema maculare, anche se non è scevra da effetti collaterali, fra cui la comparsa di alcune cicatrici retiniche, che possono determinare alterazioni del campo visivo con importante riduzione del campo visivo laterale e conseguente rischio di perdita di alcune funzioni sociali quali l’idoneità alla guida della macchina. Inoltre in una prima fase la panfotocoagulazione retinica può indurre aumento dell’edema maculare.

Nella terapia moderna il laser argon maculare andrebbe evitato per i danni ai fotorecettori centrali. In questa zona l’argon laser danneggia le cellule visive , sebbene possa nel lungo periodo migliorare l’ischemia relativa retinica. Ad oggi le terapie iniettive alternate di cortisone e farmaci aniangiogenetici antivegf sono da considerarsi migliori del laser nella terapia del danno maculare diabetico. Questi farmaci possono essere associati tra loro ed al laser argon della periferia retinica esterna nella diffusa sofferenza ischemica retinica. Inoltre i più moderni trattamenti laser micropulsati ad energia frazionale conservano meglio il tessuto neurosensoriale visivo.

Ad oggi le tecniche iniettive intravitreali permettono di rilasciare due classi molecole all’interno dell’occhio: farmaci steroidei cortisonici e molecole in grado di inibire il fattore di crescita endoteliale vascolare (anti-VEGF), una sostanza implicata nella formazione dell’EMD (edema maculare diabetico) e della RD (retinopatia diabetica)proliferante.

Gli steroidi (cortisonici) sono utilizzati nel trattamento dell’EMD per le loro proprietà anti-infiammatorie e anti-edemigene. Tuttavia possono essere associati ad un rischio di sviluppare l’aumento della pressione intraoculare, e determinare l’insorgenza o la progressione della cataratta . L’ di cortisone a lento rilascio è stato recentemente validato anche nel trattamento dell’EMD.

Il vitreo gioca un ruolo importante nella formazione di anomalie dell’interfaccia vitreoretinica nei pazienti diabetici. Può essere causa di fibrosi epiretiniche e membrane epimaculari con ispessimento e deformazione del profilo retinico centrale. Può anche causare una adesione patologica con trazione fra vitreo e retina, talmente tenace da portare ad un sollevamento della regione maculare (proliferazione). In questi casi di edema maculare trazionale, la chirurgia vitreoretinica trova la propria indicazione terapeutica. Inoltre è possibile asportare anche la membrana limitante interna (peeling della membrana limitante interna), lo strato più interno della retina, che agisce da impalcatura responsabile della recidiva di membrana epiretinica  Questi quadri precedono la retinopatia diabetica proliferante (forma più grave tra tutte le precedenti). Ciò può portare ad un livello chirurgico più elevato in cui a mezzo di un intervento di vitrectomia minivasiva si vadano a rimuovere tutte le fibrosi della retina. In questi casi evoluti ed in caso di emovitreo ed emorragie retroialioidee prolungate,la chirurgia endoculare rimane l’unica possibile via per ripristinare la struttura delle retina.